I regali della Farnesina: 50 milioni in tre anni per i sindacati all’estero

Da Gentiloni e Alfano fondi a Cgil e Cisl dietro il paravento dello sviluppo della lingua italiana

E poi dicono che la spesa pubblica non ha più grandi margini per essere tagliata. Prima di esserne così convinti, forse, sarebbe il caso di passare dalle parti della Farnesina.

Nel solo 2017 il ministero degli Esteri, oggi guidato da Angelino Alfano, ha staccato 417 assegni per finanziare le iniziative più disparate, tutte dietro il paravento della formazione e dello sviluppo della lingua italiana all’estero. La voce burocratica è «contributi, sussidi e vantaggi economici», elargiti ogni anno dal ministero. E il 2017 non è ancora finito.

Sì, perché a voler fare lo storico di questi regali si scopre che nel 2016 gli assegni della Farnesina sono stati 1.075. Nel 2015 sono arrivati a quota 1.222. Esercizi, questi ultimi, in cui il dicastero era guidato da Paolo Gentiloni, attuale presidente del Consiglio. Insomma, negli ultimi tre anni il ministero degli Esteri ha staccato qualcosa come 2.714 assegni, spendendo una cifra imprecisata. A spanne, considerando il valore medio dei singoli finanziamenti, non dovremmo essere distanti dai 50 milioni di euro.

Ma a chi vanno questi continui cadeaux? Molti vedono premiati i sindacati, i cui canali di approvvigionamento pubblico, evidentemente, sono ancora nascosti nei tortuosi meandri del bilancio di Stato. Quest’anno, per dire, 949mila euro sono andati allo Ial Cisl Sezione scuola, per progetti di formazione. Altri 150mila euro hanno preso la direzione di Ecap, fondazione della Cgil che cura la formazione dei lavoratori all’estero. Un assegno di 59.900 euro è stato assegnato alla Cgil Bildungswerk, centro di cultura e formazione del sindacato di Susanna Camusso a Francoforte sul Meno. Ancora, 8.300 euro sono stati messi a disposizione della fondazione Di Vittorio, altra emanazione del mondo Cgil, per un programma così descritto: «Learning economies, modellizzazione dello sviluppo locale partecipato per le traiettorie economiche sostenibili delle regioni di Negotin e Zlatibor in Serbia». Se non altro questo finanziamento fa riferimento a un progetto che ha una sua descrizione, laddove in generale il sito internet della Farnesina si limita solo a indicare i nomi dei beneficiari.

Ma i premi hanno fondamentalmente una destinazione eterogenea. Ecco allora spuntare 45mila euro per la Caritas diocesana di Monaco e Freising, 71.300 euro per Bocconcini di cultura (comunità italianofila in Germania), 55mila euro all’American Italy Society di Philadelphia, 45mila all’Acri, Associazione culturale ricreativa italiana. A fare incetta di elargizioni, poi, sono i Comites, Comitati di assistenza per gli italiani all’estero. La Farnesina spiega che si tratta di organismi rappresentativi delle collettività italiane, eletti direttamente dai connazionali residenti all’estero. Il tutto per una composizione che va dai 12 ai 18 membri ciascuno.

Ebbene, nel corso degli anni, vista la cuccagna garantita dal dicastero, ne sono nati in ogni parte del mondo. E così oggi piovono risorse, tra gli altri, sui Comites di Atene, Basilea, Belo Horizonte, Boston, Brisbane, Buenos Aires, Città del Capo, Città del Guatemala, Il Cairo, Quito, Città del Messico. Ma si tratta solo di un assaggio, visto che secondo lo stesso ministero i Comites ormai sono più di 100. Dalle griglie dei finanziamenti di competenza 2017 viene fuori che questi comitati percepiscono ogni anno tra i 5mila e i 30mila euro ciascuno.

Dopo tutto questo florilegio di contributi, allora, si pone come minimo una domanda: ma come fa il ministero a controllare migliaia di finanziamenti che prendono ogni anno tutte le direzioni? Un mistero. Se un giorno si cercasse di risolverlo, chissà, si scoprirebbe che un bel po’ di lardo dal bilancio della Farnesina può ancora essere tagliato.

Articolo tratto da: http://www.ilgiornale.it/

Autore: Stefano Sansonetti