Busta paga più leggera dal 2022: la riforma degli ammortizzatori aumenta il costo del lavoro

Più oneri in busta paga per i lavoratori e nuovi costi per le imprese per effetto della riforma degli ammortizzatori sociali. Il CNEL, nel corso dell’audizione del 23 novembre 2021, evidenzia come la revisione prevista in Legge di Bilancio 2022 aumenti il costo del lavoro.

Busta paga più leggera dal 2022, per effetto della riforma degli ammortizzatori sociali.

La revisione prevista dalla Legge di Bilancio 2022 ha sì una visione universalistica, ma porta ad un aggravio del già elevato costo del lavoro, con un aumento delle aliquote dei contributi dovuti per il finanziamento delle integrazioni salariali.

Ad evidenzialo è il CNEL, nel corso dell’audizione sulla Legge di Bilancio 2022 tenutasi in Senato il 23 novembre 2021. All’aumento dei contributi applicati in busta paga si affiancano quelle che il Presidente Tiziano Treu definisce “complicazioni burocratiche”, sulle quali occorre prestare attenzione.

La riforma degli ammortizzatori sociali prevista dal disegno di Legge di Bilancio 2022 rischia di trasformarsi in un boomerang per imprese e lavoratori. Non solo il CNEL, ma anche sindacati e associazioni datoriali ne evidenziano le criticità.

Busta paga più leggera dal 2022: la riforma degli ammortizzatori aumenta il costo del lavoro

È ampia e articolata la riforma degli ammortizzatori sociali prevista dal Titolo V del disegno di Legge di Bilancio 2022, che rischia però di gravare nella busta paga dei lavoratori e appesantire i costi a carico delle imprese.

A guidare le novità è il principio di estensione su base universalistica della cassa integrazione CIG e del FIS, che si applicheranno anche a lavoratori attualmente esclusi e per i quali passano da 90 a 30 i giorni di anzianità di servizio richiesta.

Anche le imprese con un solo lavoratore saranno coperte dagli ammortizzatori sociali e, nello specifico, scatterà l’obbligo di FIS e Fondi bilaterali di solidarietà fino a 15 dipendenti. Lavoratori a domicilio e apprendisti di qualsiasi tipologia rientreranno inoltre nelle categorie ammesse agli strumenti di tutela.

La CIGS sarà estesa ai datori di lavoro esclusi dai Fondi di solidarietà bilaterali settoriali che abbiano occupato più di 15 dipendenti nel semestre che precede la presentazione della domanda, mentre la CIGO resterà sostanzialmente invariata.

Nel documento presentato dal Presidente del CNEL Tiziano Treu nel corso dell’audizione del 23 novembre 2021 sono riassunte le principali modifiche previste dalla Legge di Bilancio 2022 in materia di ammortizzatori sociali. E, soprattutto, sono evidenziati gli aspetti critici di un intervento sì necessario ma che finisce con l’appesantire i costi a carico di imprese e lavoratori.

La riforma degli ammortizzatori sociali peserà sulle buste paga e sui conti delle imprese di dimensioni ridotte.

Secondo quanto previsto infatti dall’articolo 68 del DdL di Bilancio, a decorrere dal 1° gennaio 2022 le imprese da 1 a 15 dipendenti iscritte al FIS o ai Fondi settoriali dovranno versare una contribuzione aggiuntiva (due terzi a carico del datori di lavoro e un terzo a carico del lavoratore) pari:

  • allo 0,50 per cento per i datori di lavoro che, nel semestre precedente la data di presentazione della domanda, abbiano occupato mediamente fino a cinque dipendenti;
  • allo 0,80 per cento, per i datori di lavoro che, nel semestre precedente la data di presentazione della domanda, abbiano occupato mediamente più di cinque dipendenti.

Resta inoltre il contributo addizionale pari al 4 per cento della retribuzione persa a seguito della sospensione o riduzione dell’attività lavorativa.

Sarà in ogni caso previsto un periodo transitorio per le imprese, che da gennaio e fino a dicembre 2022 potranno beneficiare di una riduzione dell’aliquota.

Sono questi i principali aspetti evidenziati dal Presidente del CNEL, che sottolinea come se da un lato la Legge di Bilancio 2022 “chiude una serie di interventi che si sono sovrapposti durante la lunga fase emergenziale”, dall’altro scarica su lavoratori e imprese il finanziamento della revisione del sistema degli ammortizzatori sociali.

“Preoccupa l’aumento del costo del lavoro con l’incremento di aliquote sia per le aziende che per i lavoratori”, evidenzia la relazione depositata in Senato.

Busta paga e costo del lavoro appesantiti dalla riforma in Legge di Bilancio 2022

Non è solo il CNEL ad evidenziare l’aggravio in materia di costo del lavoro previsto dalla riforma degli ammortizzatori sociali.

A lamentare l’aumento degli oneri a carico delle imprese e dei lavoratori sono anche i sindacati di categoria.

Se da un lato è positiva l’estensione a tutti i lavoratori, secondo il principio dell’universalismo differenziato, dall’altro preoccupa l’aggravio notevole di costi previsto sia per le imprese che per i lavoratori, nel periodo di uscita dalla crisi causata dalla pandemia.

Ad evidenziarlo è stata la CISL, nel corso dell’audizione del 22 novembre 2021:

“Se è corretto che il finanziamento resti ancorato al principio assicurativo, con aliquote a carico di lavoratori e datori di lavoro, è vero però che il Governo si era impegnato a coprire i costi aggiuntivi, almeno per una prima fase, con risorse pubbliche, le quali invece risultano insufficienti e consentono solo uno sconto sulle nuove aliquote limitatamente al 2022”

Aggravio in busta paga e del costo del lavoro che è stato sottolineato anche dal Presidente di Conflavoro PMI, Roberto Capobianco, nell’audizione del 19 novembre.

Per le piccole e medie imprese, la riforma degli ammortizzatori sociali comporterà l’obbligo di pagare le aliquote di finanziamento dei fondi di solidarietà,

“seppur nella consapevolezza che difficilmente presenteranno domanda di assegno per il trattamento di integrazione salariale.”

Una distorsione che si lega a quella prevista dall’articolo 71 del disegno di Legge di Bilancio 2022, che a partire dal 1° gennaio prevede quale requisito per il rilascio del DURC il versamento regolare dei contributi ai fondi di solidarietà:

“Un ulteriore fardello che graverà su migliaia di aziende già duramente colpite dal blocco provocato dall’emergenza pandemica e che, per poter lavorare, dovranno sicuramente fare i conti con sistemi di monitoraggio degli adempimenti differenti tra loro anche dal punto di vista delle tempistiche, erodendo così la capacità d’impresa.”

Fonte: https://www.informazionefiscale.it/  Anna Maria D’Andrea